Il credito è una situazione giuridica soggettiva attiva inerente a un rapporto obbligatorio, ossia il diritto avanzato dal creditore nei confronti del debitore all’esecuzione della prestazione da lui dovuta per il debito contratto.

Cos’è il Credito

Per credito si intende il prestito di un capitale o bene a un altro soggetto, chiamato debitore, per un determinato periodo di tempo. Il debitore sarà obbligato a restituirlo in base ai termini previsti. 

In generale, un credito sta a indicare la cessione di un capitale o un bene da un soggetto ad un altro soggetto, con quest’ultimo che si impegna a restituire quanto ricevuto entro un lasso temporale più o meno determinato. Spesso sta a indicare una vendita con pagamento non immediato. 

A livello giuridico, un credito conferisce a un soggetto creditore il diritto di riottenere il capitale o bene prestato a un altro soggetto debitore nei termini prestabiliti. A seconda del periodo di tempo stabilito per la restituzione, un credito viene definito a breve, medio o lungo termine. 

A livello contabile, i crediti vengono collocati tra le attività dello stato patrimoniale e, a seconda della loro durata, possono trovarsi tra le immobilizzazioni o tra l’attivo circolante. 

Quando il credito si definisce in sofferenza

Molte persone si chiedono cosa siano i crediti in sofferenza. Prima di rispondere, vale la pena comprendere come nasce il credito bancario. 

Una persona che desidera denaro contante da utilizzare per uno scopo preciso, ma non dispone della cifra sufficiente per perseguirlo, si rivolge a una banca per chiedere in prestito il denaro che gli occorre. Nel momento in cui, ricevuto il prestito, non riesce più a far fronte ai pagamenti rateali, si è di fronte a un credito in sofferenza. 

In altre parole, i crediti in sofferenza sono crediti bancari privi della certezza di riscossione, poiché i soggetti debitori sono insolventi o in situazioni equiparabili. Quindi, un credito bancario in sofferenza è quando la banca non è sicura di riuscire a riscuotere la somma ancora dovuta dal debitore. 

Detto questo, molti si chiedono se è possibile cancellare un credito in sofferenza. Sostanzialmente, nel caso in cui ci siano ampi margini di manovra, il debitore può ricorrere al Tribunale in sede cautelare e con ricorso d’urgenza di fronte alla segnalazione fatta dalla banca in merito alla sofferenza bancaria. 

Agendo in questo modo, potrebbe ottenere la cancellazione dello stato di sofferenza e della relativa segnalazione presso la Centrale Rischi. 

Ma se la segnalazione è già arrivata? L’unica soluzione per il debitore è richiedere la cancellazione utilizzando il modulo online rilasciato dal CRIF nel suo sito. Una volta compilato, andrà inviato via email, fax o posta. Il CRIF provvederà a cancellare i dati positivi entro 90 giorni dalla richiesta inoltrata. 

La durata della sofferenza dipende dalla gravità del ritardo. Possono essere soltanto 12 mesi se le rate non pagate sono 1 o 2. Invece, per ritardi quantitativamente superiori, bisogna attendere almeno 24 mesi. 

Se, invece, la sofferenza viene segnalata direttamente alla Centrale Rischi, la stessa dura affinché il debito non venga completamente estinto o cade in prescrizione. Normalmente, ciò accade entro 10 anni.

Quando il credito si definisce Incagliato

Oltre al credito in sofferenza, c’è un’altra tipologia di credito, ossia quello incagliato. Una persona che si trova momentaneamente in difficoltà economica e non riesce a pagare le rate di un prestito, oppure ha il conto corrente scoperto, si trova in uno stato di incaglio bancario. 

Cosa accade in questo caso? La persona in questione riceverà sicuramente una chiamata da parte del direttore della sua banca, il quale lo inviterà a regolarizzare entro una tale data la sua posizione, sia in forma totale che parziale. 

A livello tempistico, nella maggior parte dei casi, l’incaglio deve essere risolto entro 10-14 mesi. Se la persona in questione non riesce a ripristinare la normale situazione, la banca gli revocherà tutti gli affidamenti che gli erano stati concessi, fino ad arrivare addirittura alla chiusura del conto corrente.