La cartella esattoriale è un titolo esecutivo che consiste nell’ingiunzione di pagamento per tasse o sanzioni che non sono state pagate allo Stato o a un altro ente pubblico.

Tuttavia un contribuente al quale viene notificata una cartella di pagamento ha la possibilità di ricorrere ad alcuni mezzi per potersi tutelare: in questo senso esistono varie alternative.

In primis occorre verificare che non vi siano vizi formali o sostanziali commessi dall’ente che ha notificato la cartella esattoriale: in caso contrario, l’atto viene considerato nullo.

Dal momento che è un controllo molto tecnico e cavilloso, per poterlo svolgere al meglio è necessario richiedere la consulenza di un avvocato tributarista competente.

Inoltre esistono anche dei casi in cui è possibile effettuare il pagamento a rate o addirittura contestare l’atto.

Continua a leggere l’articolo su Debito Bancario dove saranno chiarite tali circostanze nei successivi paragrafi.

Cos’è una cartella esattoriale?

Una cartella esattoriale, conosciuta anche come cartella di pagamento, è un atto ingiuntivo che un contribuente potrebbe ricevere se non ha pagato tutte le imposte o le sanzioni allo Stato, alla Pubblica Amministrazione o ad altri enti locali.

Trattandosi di un titolo esecutivo, una volta decorso il periodo di tempo utile per poter effettuare il pagamento o un eventuale ricorso, il soggetto ricevente può subire l’esecuzione forzata senza ricevere ulteriori comunicazioni o avvisi.

La cartella esattoriale rappresenta un documento connotato di autorevolezza e ufficiosità, ed è volto a dimostrare l’effettiva esistenza di un debito. Tale debito deve essere sanato entro 60 giorni al fine di evitare le procedure di pignoramento, fermo auto o ipoteca sulla casa.

In realtà la tempistica dei 60 giorni non viene quasi mai rispettata tassativamente: l’esattore non agisce mai immediatamente, e in alcuni casi possono passare anche degli anni prima dell’attivazione delle procedure forzate. Inoltre, quando capita che il ritardo sia considerevole, nel frattempo il debito può addirittura cadere in prescrizione.

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Cartella esattoriale: cosa succede se non si paga?

La cartella esattoriale, come già ribadito, costituisce un vero e proprio titolo esecutivo, dunque non effettuare il pagamento nei limiti temporali indicati dalla Legge può portare a conseguenze anche gravi per il contribuente.

Se il debitore non provvede a sanare la sua situazione, il creditore può ricorrere all’attivazione del procedimento di esecuzione forzata, che in questo caso può consistere in:

  • Pignoramento dei beni del debitore;
  • Misure cautelari che possono comprendere ad esempio fermi e ipoteche;
  • Sospensione del pagamento dei crediti che il soggetto vanta nei confronti della Pubblica Amministrazione, nel caso in cui il debito sia superiore a 5.000 euro.

Il debitore che non provvede a effettuare il pagamento entro 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale dovrà versare anche gli interessi. Tuttavia non sono previste ulteriori conseguenze negative, come ad esempio l’iscrizione alla centrale rischi, che avviene invece per i debiti non sanati nei confronti delle banche.

Nel caso in cui il debitore sia nullatenente, invece, questi non rischia assolutamente nulla, in quanto non è possibile procedere con alcuna espropriazione a suo danno.

Ma è tutelato dalla Legge anche chi detiene un reddito inferiore ad una certa soglia, in quanto non è soggetto a pignoramento il cosiddetto minimo vitale, che comprende:

  • Pensioni minime;
  • Più di un decimo dello stipendio o della pensione, se questi non superano i 2.500 euro mensili;
  • Più di un settimo dello stipendio o della pensione, se questi non raggiungono i 5.000 euro mensili;
  • Più di un quinto per importi superiori a 5.000 euro;
  • La prima casa, se questo è l’unico immobile di proprietà del debitore; al contrario, se esiste anche una seconda casa, diventano entrambe pignorabili.

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Cartella esattoriale presenta irregolarità: come fare ricorso?

Oltre alle situazioni descritte in precedenza, può verificarsi l’eventualità che la cartella esattoriale presenti degli errori commessi dall’Agenzia delle Entrate Riscossione: per verificare la presenza di vizi formali o sostanziali è necessario richiedere l’assistenza di un avvocato tributarista.

Le eventuali irregolarità in una cartella esattoriale possono consistere in:

  • Vizi formali, che riguardano la redazione dell’atto e dei suoi contenuti, la notifica ecc.;
  • Vizi sostanziali, che possono consistere nell’effettiva esistenza del debito o nell’annotazione non corretta dell’importo.

In ogni caso, per evitare ulteriori problemi, è consigliabile effettuare il pagamento entro i termini stabiliti anche se si ha l’intenzione di procedere al ricorso, in quanto un debito non pagato viene considerato tout court come un’ammissione del debito.

Il ricorso tributario è ritenuto valido se effettuato nei seguenti termini previsti dalla Legge:

  • 60 giorni per le tasse;
  • 30 giorni per contravvenzioni stradali e sanzioni amministrative;
  • 40 giorni per contributi Inps o Inail.

In alcuni casi, in assenza della notifica, il contribuente si accorge di avere un debito con lo Stato dall’estratto di ruolo: questa circostanza costituisce il presupposto perché il contribuente possa effettuare ricorso per un vizio di notifica.

Tuttavia, prima di procedere e per avere conferma che non si tratti solo di una distrazione, è consigliabile effettuare una verifica preliminare presentando un’istanza di accesso agli atti.

Può anche verificarsi il caso in cui cada il debito in prescrizione. Perché ciò accada, devono essere decorsi i seguenti termini temporali:

  • 10 anni per le tasse da versare allo Stato (Irpef, Iva, Ires, Irap, canone Rai, imposta di registro);
  • 5 anni per le tasse da versare agli enti locali (Imu, Tasi, Tari, multe stradali, contributi Inps e Inail);
  • 3 anni per il bollo auto.

La prescrizione della cartella esattoriale va calcolata a partire dall’ultima notifica ricevuta: ogni eventuale sollecito ne interrompe il decorso.

L’esonero dal debito non avviene automaticamente, ma è necessario presentare ricorso; tuttavia, se sono trascorsi più di 60 giorni, non è più consentito agire in tal senso, ed è dunque necessario che sia l’esattore a provvedere alla cancellazione del debito dai terminali.

È possibile rateizzare il pagamento?

Se il debitore non ha la possibilità di pagare l’intero importo della cartella esattoriale, ha la possibilità di rateizzare il pagamento nei confronti dello Stato. La rateizzazione consente alcuni vantaggi, tra i quali ad esempio:

  • Il pignoramento immobiliare può realizzarsi sono per debiti a partire da 120.000 euro, quindi è utile procedere al saldo della somma eccedente;
  • L’ipoteca scatta nel caso di debiti superiori a 20.000 euro, quindi è utile procedere al saldo della somma eccedente.

Inoltre è possibile anche richiedere la rateizzazione delle cartelle esattoriali o ricorrere alla procedura di sovraindebitamento, con la quale il giudice può tagliare le passività per debiti di natura privata e ottenere così una decurtazione per debiti di natura imprenditoriale, previo consenso del 60% dei crediti.