Le società che si occupano di recupero crediti, per conto dei propri clienti, possono portare avanti diverse attività per centrare l’obiettivo prefissato nel pieno rispetto della legge. I comportamenti possono essere anche piuttosto aggressivi e sfociare nel pignoramento di alcuni beni di proprietà. La principale preoccupazione, dunque, di un debitore è di ritrovarsi con il pignoramento di un bene a cui è particolarmente affezionato e che risulta ancora molto utile. Fortunatamente la Legge Italiana ha emanato nel tempo normative ben precise che delimitano il campo d’azione di una società di recupero credito, per cui non tutto può essere pignorato se non dietro nulla osta del Tribunale. Scopriamo cosa può essere pignorato e perchè.

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In quale situazione si arriva al pignoramento dei beni

Quando un privato oppure una banca si rivolge ad una società di recupero crediti per gestire l’inadempienza di un cliente, quest’ultima può scegliere diverse azioni per soddisfarlo. In primo luogo, può inviare un proprio incaricato presso il domicilio del debitore con l’obiettivo di sfiancarlo e indurlo a pagare con minacce spesso neanche troppo velate. Altra opzione a disposizione è quella di cercare una soluzione pacifica con la società che cerca di venire incontro alle esigenze del creditore e anche del debitore provando ad allungare il piano di ammortamento, magari con delle rate dilazionate in maggior tempo e di minor entità in funzione della relativa capacità reddituale. L’ultima opzione a disposizione è pignorare i beni del debitore per poi venderli all’asta per recuperare il credito.

Cosa può essere pignorato

Come accade in qualsiasi altro settore anche per quanto concerne l’attività di recupero crediti esistono normative che definiscono in maniera precisa il campo di azione delle società. Infatti, la legge tutela alcuni beni che non possono essere in alcun caso pignorati in quanto ritenuti necessari sia per l’attività lavorativa e sia per le esigenze quotidiane della famiglia. Ci sono, ad esempio, i mobili di casa che non possono essere pignorati come ad esempio il letto per andare a dormire, il tavolo per pranzare, le sedie e soprattutto tutti gli strumenti che vengono utilizzati per una possibile attività lavorativa privata. Ad esempio, se si tratta di un libero professionista che utilizza personal computer o comunque dispositivi di questo genere, la società di recupero non può pignorarli perchè altrimenti non gli permetterebbe di lavorare e quindi di guadagnare le risorse necessarie per vivere. Questo è un diritto sacrosanto che peraltro è presente nella Costituzione Italiana. La valutazione degli oggetti che possono essere ritenuti pignorabile è però abbastanza soggettiva, per cui il Tribunale chiamato in causa dovrà analizzare nel merito il contesto. Infatti, anche l’auto, che solitamente è tra le prime opzioni, se ritenuta indispensabile per espletare l’attività lavorativa e per altre situazioni, non può essere venduta all’asta per recuperare denaro. Si pensi, ad esempio, al caso di un rappresentante commerciale che deve macinare migliaia di chilometri all’anno per raggiungere le attività a cui proporre determinati prodotti. Invece, se l’auto viene usata per semplicemente recarsi presso la sede di un’azienda di cui è dipendente, allora il Tribunale potrebbe stabilire che non sia indispensabile in quanto il debitore potrebbe utilizzare i mezzi pubblici.

I beni che possono essere oggetto di pignoramento

Le società di recupero crediti devono rivolgere il loro sguardo soprattutto a beni non tutelati dalle normative e che consentono di rientrare il capitale di interesse nel più breve tempo possibile. In particolare, la prima attività di pignoramento riguarda il quinto dello stipendio, ritenuto come valore massimo esigibile. In questo modo la società blocca alla fonte lo stipendio del debitore consentendo al proprio cliente di ottenere una cifra mensile fissa.

Naturalmente questa attività è possibile soltanto verso debitori che sono lavoratori con contratto a tempo indeterminato oppure pensionati. Per ovvie ragioni non può essere presa in considerazione per liberi professionisti e lavoratori autonomi in quanto non c’è un reddito fisso mensile.

La seconda opzione che solitamente viene valutata è quella di pignorare eventuali somme che sono presenti su tutti i conti correnti intestati al debitore oppure ad un coniuge con il quale c’è condivisione dei beni. In seguito si procede con la valutazione dell’automobile se non necessaria per l’espletamento dell’attività lavorativa, anche perchè può essere facilmente venduta.

Qualora la società dovesse ritenere che questo genere di beni non siano adatti allo scopo o comunque non pignorabili per qualsiasi altra motivazione, si procede con la casa e altri immobili posseduti. Potrebbero rientrare in questa casistica anche alcuni beni di valore ritenuti non essenziali dal giudice come, ad esempio, quadri di valore, mobili non utili e oggetti in oro. Anche il pignoramento della casa è abbastanza complesso perché il giudice dovrà tener conto delle esigenze del debitore, della sua famiglia e soprattutto se in casa ci sono bambini.

A tal proposito è comunque bene ricordare come prima di procedere con il pignoramento di determinati beni, occorrerà che il Tribunale autorizzi questa attività valutando nel merito i beni in oggetto e la situazione del debitore.