Una persona sommersa dai debiti è sotto stress, e una persona stressata è incline a prendere delle decisioni errate, come quella di donare i propri beni onde evitare di vederseli portare via. Sono in molti ad usare questo escamotage nella speranza di fregare il fisco, e lasciatemi dire una cosa: è una pessima idea, che non porta a nulla di buono.

Onde evitare questo tipo di frodi, perchè di frode si tratta, la legge è pienamente dalla parte del creditore, che ha dalla sua tutte le carte in regola non solo per bloccare ogni azione, ma anche per farvi passare un brutto quarto d’ora.

Analizziamo il tutto dettagliatamente.

Debiti con il fisco e donazione: cos’è l’azione revocatoria?

Prima di entrare nel cuore del discorso, analizzando quale sia la libertà d’azione del fisco in caso di donazione dei beni con debiti pendenti, è bene aprire una parentesi sulla revocatoria: ossia un’azione che s’intraprende in tribunale, con il quale il creditore chiede al giudice di annullare tutti gli atti che il debitore ha compiuto sul suo patrimonio da li a cinque anni, a condizione che questi gli facciano temere di non poter più recuperare il suo credito. Se invece in ballo ci sono azioni a titolo gratuito, come appunto la donazione, il creditore deve poter dimostrare che il debitore era consapevole del danno che gli avrebbe arrecato, donando il suo unico bene di valore. 

Tra questi atti rientrano la vendita, l’inserimento nel fondo patrimoniale o nel trust, l’usufrutto, la servitù, la cessione dei diritti e appunto la donazione.

Nel caso il giudice accolga la richiesta, il creditore potrà agire presso la terza persona – il soggetto che ha acquistato dal debitore o che ha ricevuto la donazione – pignorando il bene o sequestrandolo. Se invece il debitore risulterà essere intestatario di altri beni, di valore uguale o superiore a quello oggetto del contenzioso, l’azione revocatoria risulterà nulla. Importante da questo punto di vista è sottolineare che l’azione revocatoria rende inefficace gli atti di disposizione del patrimonio compiuti, soltanto nei confronti del creditore che ha iniziato l’azione. Per questo, il figlio che ha ricevuto in donazione la casa dai genitori, può benissimo vedersela portar via a causa dei debiti di quest’ultimi, pur restando lui legittimo intestatario.

Stando alla sentenza della corte di Cassazione n. 7682/17 del 17.02.2017. che ha modificato il codice civile, se il creditore in questione è il Fisco l’azione revocatoria può non essere fatta, a patto che trascriva il pignoramento entro 1 anno dalla stipula dell’atto.

Quindi, ricapitolando, l’azione revocatoria  quell’atto che consente a QUALSIASI CREDITORE d’invalidare ogni vostro tentativo di salvare il patrimonio in maniera illecita, e di cui il fisco non ha neanche più bisogno. Ergo, è meglio non fare nulla, ed ora vi spiego il perché.

Debiti, fisco e donazione: quando arriva la denuncia 

Donare i propri beni al fine di evitare al fisco di metterci sopra le mani è un’azione illecita, e come tale può essere punita. Il reato in se prende il nome di “sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte”, e si è punibili solo quando:

  1. il debito riguarda le imposte sui redditi (Iva, Irpef etc…);
  2. il debito è superiore ai 50 mila €;
  3. il soggetto in questione non è titolare di altri beni.

La denuncia deve essere fatta entro e non oltre i sette anni e mezzo, dopodiché il reato va in prescrizione, ed è valida soltanto in presenza di tutti e tre i requisiti sopraelencati: al venir meno anche di uno solo di questi non c’è pericolo d’incorrere in condanne penali, neanche se si donano tutti i propri beni.