Ti è mai capitato di non pagare una rata in tempo? Sei stato contattato da una società di recupero crediti?

Già dalla seconda rata non pagata, le telefonate continuano ad diventare più insistenti e fastidiose.

Gli operatori telefonici cercano in tutti i modi di recuperare il pagamento cercando di impaurirti perché guadagnano una percentuale di quello che riescono a recuperare. Quindi se non recuperano, non guadagnano nulla.

Spesso commettono numerose illegittimità, per cui è necessario prendere consapevolezza di tutto ciò che si può fare per difendersi.

Bisogna quindi che ogni debitore conosca i propri diritti.

In questo video spiego proprio tutto quello che c’è da sapere.

Continua a leggere l’articolo su Debito Bancario per scoprire di più su come fare per difendersi da una società di recupero crediti.

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Quali sono i diritti del debitore?

Di seguito potrai trovare un elenco di tutti i diritti del debitore in caso di recupero crediti.

  • Numero call center: il numero dal quale l’operatore del call center chiama non deve mai essere oscurato, bensì interamente visibile;
  • Obbligo di presentarsi: l’operatore ha l’obbligo di presentarsi con nome e cognome, indicando il nome della società da cui chiama e senza millantare titoli inesistenti (spesso chi chiama dice di essere dipendente della banca o della finanziaria nonostante non sia vero; addirittura si presentano con i titolo di “avvocato” quando è improbabile che un avvocato chiami un debitore e che nessun avvocato può essere dipendente di una società di recupero crediti);
  • Orari: i call center possono chiamare il debitore solo negli orari ordinari di lavoro e non possono fare oltre una telefonata ogni due giorni salvo urgenze particolari. È illecito telefonare il debitore in luoghi diversi dalla propria residenza (salvo non siano stati indicati nel contratto). Quindi le chiamate sul posto di lavoro o a parenti ed amici sono assolutamente illecite inoltre, il call center non può registrare la chiamata senza il consenso del debitore mentre quest’ultimo ha il diritto di registrare la chiamata per sporgere querela contro l’operatore o per iniziare una causa;
  • Linguaggi: l’operatore non può usare un linguaggio violento ed aggressivo altrimenti, se ripetuto, scatta il reato di stalking. (in caso di linguaggio volgare non è più possibile la querela per ingiuria perché tale reato è stato depenalizzato);
  • Privacy: il recupero crediti deve rispettare la privacy in merito ai dati sensibili del debitore forniti alla stipula del contratto;
  • Informazioni sui mancati pagamenti: le società di recupero crediti non possono comunicare informazioni sui mancati pagamenti a soggetti diversi dal diretto interessato. Così l’operatore telefonico non può rivelare le ragioni della telefonata ai familiari, ai colleghi di lavoro o ai vicini di casa del debitore, specie se con lo scopo di esercitare pressione su quest’ultimo;
  • Non aprire agli esattori: il debitore ha il diritto di non aprire agli esattori che sono solo dei dipendenti e non pubblici ufficiali e che, in caso di irreperibilità del debitore, non possono lasciare avvisi affissi alla porta. Il creditore (banca o finanziaria) è corresponsabile del comportamento illeciti delle società di recupero.

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Le bugie delle società di recupero crediti

Molti operatori di società di recupero crediti cercano di far impaurire il debitore per ottenere il pagamento.

Le frasi più ricorrenti che utilizzano sono le seguenti:

“Se non paghi arriva l’ufficiale giudiziario a casa”

Non è vero perché prima che arrivi l’ufficiale giudiziario è necessario fare una causa quindi non aver pagato almeno 6/8 mesi, aver ricevuto la comunicazione di decadenza del beneficio del termine, aver ricevuto una messa in mora da uno studio legale, aver ricevuto la notifica del decreto ingiuntivo, non aver fatto opposizione nei 40 giorni, aver ricevuto la notifica dell’atto di precetto e successivamente viene notificato il pignoramento.

Spesso per completare questo iter ci vogliono almeno 2 anni dal mancato pagamento della prima rata. Se ci sono interessi illegittimi e li contesti può passare ancora altro tempo. 

“Se non paghi arriva l’ipoteca sulla casa e viene messa all’asta”

Non è vero perché prima di iscrivere un’ipoteca ci vuole un titolo esecutivo e per averlo si deve seguire la procedura spiegata al punto precedente.

“Se non paghi vieni iscritto nella centrale rischi della banca d’Italia e alla Crif”

Questa affermazione è vera ma non rappresenta un grande problema perché se hai delle difficoltà nei pagamenti hai ben altri problemi e poi dalla Crif si viene cancellati automaticamente dopo un periodo prefissato;

“Se non paghi viene l’esattore a casa”

Le società di recupero crediti hanno dei dipendenti per tentare di ottenere il pagamento presso il domicilio del debitore. Si tratta di soggetti privati, privi di alcuna qualifica di pubblico ufficiale. È tuttavia diritto del debitore non aprire la porta o non fare entrare tale addetto.

“Il mancato pagamento dei debiti è un reato e si rischia il carcere”

Al contrario, si tratta di un inadempimento di natura civilistica e non configura mai illecito penale. Esso può dar luogo, al massimo, a un recupero crediti con l’ufficiale giudiziario.

Il mancato pagamento può portare alla dichiarazione di fallimento: in realtà è sempre necessaria un’apposita procedura fallimentare, preceduta dall’emissione di un decreto ingiuntivo o di una sentenza che attesti l’esistenza del credito. In alternativa, il creditore deve essere in possesso di titoli di credito come cambiali o assegni rilasciati dal debitore e non ancora scaduti (6 mesi per gli assegni, 2 anni per le cambiali: dopo tale termine è necessario procurarsi un decreto ingiuntivo).

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call center recupero crediti

Società di recupero crediti: come operano?

Bisogna distinguere due ipotesi.

1. La società di recupero viene incaricata dalla banca/finanziaria.

Dopo poche rate di insolvenza, prima di dare la pratica all’avvocato, si preferisce affidarla ad una società di recupero crediti per tentare il recupero senza dover anticipare dei soldi.

Il recupero credito contatta telefonicamente e/o con raccomandata a.r. Il creditore fornire alla società i nominativi dei debitori, le causali di pagamento e ogni altra indicazione utile alla riscossione. 

Se non ottiene il pagamento spontaneo, la pratica torna al creditore che agirà per vie giudiziarie oppure potrà incaricare la stessa o altra società di recupero per un ulteriore tentativo.

Con le società di recupero crediti è quasi impossibile riuscire a ottenere un saldo e stralcio perché non sono loro i proprietari del credito. Infatti in genere propongono una dilazione o una rateizzazione.

In questo caso, il creditore non cede il proprio credito alla società di recupero crediti, rimanendone titolare, ma conferisce a quest’ultima solo un mandato a riscuotere ed, eventualmente, a trattare condizioni di pagamento agevolate con il debitore.

2. La società di recupero ha acquistato il credito.

Nel caso di cessione del credito è più facile trattare per una transazione a saldo e stralcio.

I limiti della società di recupero crediti

La società di recupero crediti opera come filtro prima dell’azione giudiziaria. Il creditore utilizza questi intermediari per evitare i costi del contenzioso. Quindi l’azione esecutiva è ancora molto lontana.

Se hai già fatto scrivere dal tuo avvocato, il recupero crediti ti dirà di non aver ricevuto alcuna comunicazione in quanto non possono avere questi ulteriori dati visto il loro ruolo limitato al tentativo di recupero stragiudiziale.

Le società di recupero crediti non hanno neanche, al proprio interno, dei legali che possano attivare le procedure giudiziarie, per 2 motivi:

  • gli avvocati non possono essere dipendenti;
  • l’azione esecutiva può essere avviata solo dal titolare del credito.

il recupero del credito

Il recupero del credito giudiziale

Se il debitore continua a non pagare, non ci sarà subito un pignoramento, salvo che non abbia firmato un contratto di mutuo, un assegno o una cambiale.

Prima, infatti, è necessario un procedimento in tribunale che, di norma, avviene tramite il ricorso per decreto ingiuntivo da parte del creditore. Si tratta di un ordine del tribunale (o, per importi fino a 5mila euro, del giudice di pace) a pagare entro 40 giorni; nello stesso termine, tuttavia, il debitore può proporre opposizione, instaurando una vera e propria causa per l’accertamento dell’obbligo di pagare.

Solo dopo la decorrenza dei 40 giorni – o, in caso di opposizione, con la pubblicazione della sentenza di rigetto – il debitore potrà essere raggiunto dall’ufficiale giudiziario per il pignoramento. In ogni caso, prima del pignoramento al debitore deve essere notificato l’atto di precetto.

La strategia da attuare

La cosa migliore da fare quando non riesci a pagare, è verificare la presenza di anomalie nel calcolo degli interessi. Se ci sono i presupposti, bisogna contestare alla finanziaria dopo aver fatto una perizia che va a provare le illegittimità riscontrate.

La diffida viene inviata direttamente alla banca o alla finanziaria.

Diciamo subito al nostro cliente che è inutile perdere tempo con il recupero crediti, in quanto non hanno alcun potere decisionale e guadagnano in percentuale solo se riescono a recuperare.

Il recupero crediti non viene messo nemmeno a conoscenza delle comunicazione che l’avvocato ha con la banca/finanziaria data la natura limitata del suo incarico.

Con la diffida riusciamo a prendere tempo. Il limite massimo per cercare di chiudere a saldo e stralcio, se si ha la disponibilità è la messa in mora di uno studio legale. Quando la banca/finanziaria affida la pratica ad un avvocato significa che è disponibile a spendere i soldi necessari per il recupero. Nel caso in cui non si avesse la disponibilità per il saldo e stralcio, sulla base della contestazione degli interessi, possiamo recuperare ulteriore tempo facendo causa o opponendoci ad un loro decreto ingiuntivo (da valutare in base alla situazione specifica).